Dati due insiemi $A$ e $B$ si chiama prodotto cartesiano di $A$ per $B$ un nuovo insieme i cui elementi sono tutte le possibili coppie ordinate che hanno al primo posto un elemento di $A$ e al secondo posto un elemento di $B$. Tale insieme si indica con $A \times B$.
In simboli: $$ A\times B= \{(a,b): a\in A, b \in B\} $$
Esempi:
Nota che per insiemi finiti il numero di elementi del prodotto cartesiano è precisamente il prodotto dei numeri degli elementi degli insiemi di partenza.
Una relazione tra due oggetti $a$ e $b$ è un qualche tipo di rapporto che sussiste tra $a$ e $b$. Usiamo il termine “relazione binaria” per indicare il fatto che la relazione lega una coppia di soggetti (e non un numero più grande). Alcuni esempi familiari di relazioni binarie tra due persone possono essere quella di parentela o quella di amicizia. Consideriamo un insieme di persone (ad esempio gli studenti di una classe o di una scuola), e formiamo l'insieme di tutte le coppie possibili di persone prese da questo insieme (ad esempio (Mario, Carla), (Mario, Luigi), (Luigi Carla), (Mario, Mario) ...). Alcune di queste coppie saranno coppie di amici e quindi soddisfano la relazione di amicizia "x è amico di y", altre no. Nel complesso la relazione individuerà un sottoinsieme dell’insieme di tutte le coppie (il sottoinsieme delle coppie legate da amicizia). In matematica l’insieme di queste coppie viene identificato con la relazione stessa, cioè si definisce la relazione come l’insieme di coppie che essa produce. Questa scelta di identificare la relazione con l'insieme non è in effetti ragionevole se parliamo di insiemi e relazioni che hanno a che fare con la nostra esperienza concreta (riesci a vedere il perchè?) ma è una buona scelta se parliamo di relazioni ed enti matematici. Dunque chiameremo relazione binaria tra gli insiemi $A$ e $B$ un qualunque sottoinsieme del prodotto cartesiano $A \times B$ cioè un qualunque insieme di coppie $(a,b)$ (indipendentemente dal fatto di saper individuare o no un principio generale che accomuni tali coppie).
Esempi:
Consideriamo la relazione tra l’altezza (in metri) di una persona e la sua età (in anni). Ci aspettiamo che l'altezza abbia una qualche forma di “dipendenza” dall’età, nel senso che se consideriamo una qualsiasi età ad essa si può associare un’unica altezza (l’altezza che la persona aveva a quell'età). Scriviamo $h(x)$ per indicare quell'unico valore che individua l’altezza all'età $x$: diremo ad esempio che $h(0)=0.5$ e $h(18)=1.7$. Non si può dire invece che ad ogni altezza si possa univocamente associare un'età: l'altezza può rimanere stabile per molti anni, l'altezza $y=1.7$ può corrispondere sia all'età $x=18$ che all'età $x=19$. Possiamo dire che l'altezza "varia in funzione" dell'età. Non possiamo invece dire che l'età "varia in funzione" dell'altezza (perchè appunto non possiamo associare ad una altezza un'unica età).
In generale chiamiamo funzione una relazione - cioè un'insieme di coppie ordinate $(x,y)$ - in cui il secondo termine $y$ delle coppie "varia in funzione" del primo termine $x$. In altri termini al variare del primo ($x$) si può sempre univocamente identificare il secondo (c’è una e una sola possibile scelta per la $y$ una volta dato il valore di $x$). Quando una relazione $f$ è una funzione indichiamo con la scrittura $f(x)$ quell'unico $y$ che è in relazione con $x$. Scriveremo $$ f: A \to B $$ per indicare il fatto che la funzione associa ad $x \in A$ un unico valore $y \in B$. Chiameremo il primo insieme $A$ dominio della funzione e il secondo insieme $B$ insieme di arrivo.
Esempi:
mentre questo secondo diagramma rappresenta una relazione che non è una funzione (perché?):
Abbiamo detto che una funzione associa (per definizione) ogni $x$ nel dominio a un unico $y$ nell'insieme di arrivo. E’ dunque garantito che ogni $x$ del dominio corrisponde ad un qualche $y$. Ci chiediamo: vale anche l'inverso? E’ vero anche che ad ogni $y$ dell'insieme di arrivo corrisponde un unico valore per $x$? Se fosse così allora anche invertendo i ruoli di $x$ e $y$ avremmo comunque una funzione. Questo in effetti può accadere come può non accadere, vediamo degli esempi:
Notiamo che ci sono due condizioni che sono verificate nel primo esempio e non lo sono nel secondo:
Quando vale la prima condizione diremo che la funzione è suriettiva, quando vale la seconda diremo che è iniettiva. Se valgono entrambe abbiamo che anche la relazione inversa è una funzione e la funzione si dice biiettiva o invertibile.
Una volta definite due funzioni $f:A \to B$ e $g: B \to C$ è possibile defirne una nuova facendo agire in sequenza prima $g$ e poi $f$ sul valore apena ottenuto tramite $g$. Ad esempio se $f(x)=2x$ e $g(x)=x+1$ possiamo costruire una nuova funzione $f(g(x))$ che esegue prima $g(x)=x+1$ e poi sul risultato ottenuto applica $f(x)=2x$ raddoppiandolo. Partendo da $x=1$ avremmo al primo passo $g(x)=1+1=2$ e al secondo passo $f(g(x))=f(2)=2\cdot 2=4$. La funzione $f(g(x))$ avrà anch'essa una formula algebrica che la riassume, per trovarla possiamo procedere applicando in sequenza le definizioni di $f$ e $g$ in questo modo: $$ f(g(x))=f(x+1)=2(x+1) $$
Notare che è importante l'ordine con cui facciamo agire $f$ e $g$: se ne invertiamo l'ordine realizzando $g(f(x))$ otteniamo una funzione completamente diverso. Con gli esempi di prima abbiamo: $$ g(f(x))=g(2x)=(2x)+1 $$ potremmo dire che la composizione di funzioni quindi è un'operazione (tra funzioni) che non gode della proprietà commutativa.
Lafunzione ottenuta con la composizione $y=f(g(x))$ si indica anche con la notazione $y=f \circ g \ (x)$.
Ci sono delle coppie di funzioni che annullano l'effetto l'una dell'altra. Un esempio è dato dalla coppia di funzioni $f(x)=2x$ e $g(x)=\frac x 2$: applicando $f$ si raddoppia un numero, applicando $g$ si dimezza, quindi l'applicazione in sequenza di $f$ e $g$ (in qualunque ordine) riporta al valore iniziale. Brevemente possiamo scrivere che $f(g(x))=x$ e $g(f(x))=x$, per ogni $x$.
In generale se valgono le condizioni $f(g(x))=x$ e $g(f(x))=x$ per ogni $x$ diremo che $g$ è l'inversa di $f$ e viceversa. L'inversa di $f$ si indica talvolta con $f^{-1}(x)$.
Non tutte le funzioni hanno l'inversa. Le funzioni invertibili sono tutte e sole quelle biiettive (quindi iniettive e anche suriettive). Abbiamo visto due esempi nel paragrafo sulle funzioni biiettive: $f(x)=x^3$ è invertibile (l'inversa è $f^{-1}(x)=\sqrt[3]{x})$ mentre $y=x^2$ non è invertibile.